Videomusic: the story of the revolutionary Italian TV that we loved dearly

Videomusic: the story of the revolutionary Italian TV that we loved dearly

Videomusic

Ma voi ve la ricordate Videomusic ? Quando riparliamo dei bei tempi andati (e no, non siamo boomer ma Generazione X) ripensiamo con rimpianto a che bello era passare le ore a vedere i videoclip in tivù. E tanti, magari, pensano a Mtv . In realtà la tv musicale, prima nella sua versione europea e poi in quella italiana, è arrivata solo negli anni Novanta. Per tutti gli anni Ottanta, e gran parte dei Novanta, per noi ragazzi affamati di musica e di finestre sul mondo c’era la cara, eroica Videomusic , la prima tv interamente musicale ad arrivare sui nostri tubi catodici. Una tv che era nata in maniera avventurosa, e che più che un network sembrava un collettivo punk, una comune rivoluzionaria fuori da ogni logica e lontana da ogni metropoli italiana. Trasmetteva infatti dalla tenuta Il Ciocco, vicino a Castelvecchio Pascoli, sulla Garfagnana , mentre tutto il mondo discografico si muoveva tra Milano, Roma, e, una settimana all’anno, Sanremo. Quelli di Videomusic sembravano quasi una radio pirata che trasmetteva fuori dalle acque territoriali, come la ciurma di I Love Radio Rock, che mandava il segnale da un barcone per evitare l’esclusiva della BBC inglese. La storia di Videomusic è raccontata nel bellissimo libro di Clive Griffiths , uno dei veejay della rete, Videomusic: I nostri anni Ottanta (Eclettica Edizioni) , racconto spassoso e caleidoscopico. E, chi intenda intenda, sarebbe un soggetto già pronto per una serie tv che vorremmo davvero vedere. Il libro è intenso, caotico, vitale, in moto perpetuo come era il Clive Griffiths che amavamo guardare in tv. E come erano caleidoscopici quei giorni davanti alla tivù, in cui facevamo zapping tra Videomusic e una partita di calcio, tra un Sanremo dove tutti i nostri idoli uscivano dai videoclip per presentarsi in carne ed ossa e una puntata di Supercar o Magnum P.I. . Caotici, ma felici, come quegli anni della nostra infanzia. D’altra parte Nietzsche diceva che dal caos dentro di noi può nascere una stella danzante. E di stelle danzanti nel cielo catodico di videomusic ne sono nate tante.

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I teenager meritano (finalmente) uno spazio

Siamo negli anni Ottanta, e il mondo è ancora diviso in due blocchi , e la paura di una guerra nucleare è ancora vivo. Si sentono ancora gli echi del terrorismo, stanno per arrivare disastri ambientali. Eppure intorno a noi c’è tantissima musica, ed è una musica nuova .  Il pop, il rock, rock, la new wave, il funky. E quella musica, finalmente, si può anche vedere : e i suoi volti, e i suoi colori, sono bellissimi. Sono gli anni dei primi videogames, dei primi computer, dei primi walkman, dei ghetto blaster, delle tastiere elettroniche. I teenager, per la prima volta, ci spiega Clive Griffiths, vengono considerati come una generazione che merita uno spazio che appartiene loro, a partire dai film. Dopo il successo della serie Happy Days e del film Grease , ci pensano i francesi con Il Tempo delle Mele . Nascono i film per teenager. A Hollywood nasce un filone di film che oggi chiamerebbero teen drama, ma che sono molto di più ( St Elmo’s Fire, I ragazzi della 56a Strada, Breakfast Club, Pretty in Pink, La donna Esplosiva, Sixteen candles – un compleanno da ricordare ). Sono gli anni dei primi computer, il Commodore Vic 20 e il Commodore 64 , l’ Amiga , con cui non sappiamo chissà che fare, a parte caricarci i videogiochi. E poi c’erano anche i videoregistratori, i lettore di nastri Vhs…

Mister Fantasy prima di Videomusic

I primi video ad arrivare in tv, sono sulla Rai. La trasmissione si chiama Mister Fantasy , condotta da Carlo Massarini . C’erano questi videoclip che cominciavano a girare nelle redazioni televisive, ma la tv non li usava, voleva il cantante in studio. Così si cominciò a programmare i video in questo programma, per un pubblico che la tv non prendeva in considerazione, quello del mensile inglese The Face : Talking Heads, Roxy Music, Dire Straits . Su questa onda, gli artisti italiani, come Franco Battiato, Vasco Rossi, Gianna Nannini , venivano ripresi in studio, o in videoclip creati apposta da Mister Fantasy . Mentre in America spopola Mtv, in Italia arriva Videomusic, che punta su un pubblico tra i 14 e i 34 anni.

Videomusic nasce il primo aprile 1984, ma non è uno scherzo 

Ma come è stato possibile che una tivù musicale potesse nascere in Italia? In Italia c’erano le frequenze del glorioso circuito Tele Elefante : l’editrice, Marialina Marcucci , pensava a un canale all news tipo CNN, ma cambiò idea e così ecco Videomusic. Nasce alla mezzanotte del primo aprile 1984, ma non è uno scherzo. Il logo è una grande M verde con la scritta “ video ” che sembra scritta con una bomboletta. Il primo video è All Night Long di Lionel Richie . Solo che a quei tempi, chi c’era lo ricorda, era vietato trasmettere in tutt’Italia. E allora ecco qual era l’impresa: si registravano le trasmissioni sulle videocassette: si duplicavano, e si mandavano a una serie di tv locali, che dovevano mandare in onda i programmi alla stessa ora . Sì, era proprio quello che allora faceva le giovani tv Fininvest di Silvio Berlusconi. L’idea di Videomusic è quella di trasmettere giorno e notte. In fondo, le radio locali, lo fanno: mettono un disco, poi il d.j. parla, poi mandano una pubblicità. Ma trasmettere 24/24 in video è leggermente diverso: si mette una videocassetta al posto del disco o dell’audiocassetta, il DJ diventa VJ ripreso da una telecamera. Certo, si cerca un ambiente che non sembri lo studio di una radio, magari un finto “ loft ”, con un’insegna in neon che si vede fuori dalla finestra. 

Per un’ora di trasmissione, il veejay viene ripreso da una telecamera che non ha il registratore incorporato e quindi manda il segnale su un registratore di videocassetta a parte. Il nastro con quella registrazione viene portato al montaggio. Vanno portate anche 13 cassette con i videoclip. Con due ore di montaggio, è pronta un’ora di trasmissione! Che fare per 24 ore? Si fa in questo modo: si producono sei ore al giorno e si manda tutto in replica per quattro volte. Tanto, nessuno sta davanti alla tv 24 ore su 24 …

I veejay , personaggi picareschi e irresistibili 

Con Videomusic nasce la figura del veejay. E allora ecco arrivare in onda questi personaggi picareschi e irresistibili come Johnny Parker, Rick e Clive , due inglesi che sembrano parlare come Stanlio e Ollio, (Clive è, appunto, l’autore del libro). E Tiziana Cappetti , la ragazza acqua e sapone. Poi arriverà, da Roma, Claudio De Tommasi . Questa squadra fuori dal comune si stabilisce in un posto in cui nessuno immaginerebbe possa nascere una tv musicale, lontano dalle grandi città e dalle case discografiche. È Il Ciocco, una tenuta che faceva corsi di equitazione e tennis, centri estivi per ragazzi, e una discoteca. Una sorta di villaggio vacanze vicino alla casa museo del sommo poeta Giovanni Pascoli che dà il nome al paesino, Castelvecchio Pascoli. 

Videomusic non potrà mai lasciare Il Ciocco

Era un mondo meraviglioso. A Videomusic facevano le classifiche con le preferenze degli spettatori, con care vecchie letterine spedite da casa, prima che le case discografiche diffondessero le classifiche ufficiali. La lettera, se si può, deve essere creativa, e quelle più particolari vincono un pernottamento al Ciocco e una giornata insieme con i veejay per presentare la Top Ten insieme. A un certo punto, da Roma, arriva un “ caporedattore ”, Marco Sacchetti, che, giustamente, crede di venire a dirigere una redazione già funzionante, con personale e computer. Ma non trova niente .  Il professor Roberto Grandi, che insegna comunicazione al Dams di Bologna manda una sua allieva, Nicoletta Cocchi, per fare la redazione, insieme a Marco Sacchetti. Quando arrivano Marialina spiega a tutti che dovevano levarsi dalla testa l’idea che Videomusic un giorno lasciasse Il Ciocco per spostarsi un giorno, chissà, a Milano o a Roma . Quando pensiamo al Ciocco pensiamo all’Isola delle Rose, quel posto nato negli anni Settanta al largo della Romagna, fuori dalle acque territoriali, e proclamatosi stato indipendente…

Videomusic ha condizionato i discografici 

Ci sono dei video destinati all' heavy rotation che sono quelli più commerciali. Sono quelli che passano più spesso, ma non sono più di una dozzina. Ma gran parte della programmazione, e parliamo di quasi duecento titoli , è completamente libera. Certo, i video bisogna trovarli, dipende da quello che le case discografiche hanno a disposizione, dai video che vogliono concedere, da quanto vogliono che siano pagati.  Videomusic però va anche a cercarsi i video sul mercato inglese, e riesce a portare in Italia la storica trasmissione di Channel 4 The Tube . In un certo senso, Videomusic ha condizionato i discografici, e per loro è uno strumento di verifica diretta per decidere la strategia di promozione . Quello che è certo, è che ha formato la cultura musicale di molti di noi, portando in Italia cose che difficilmente avremmo conosciuto. 

Non sempre il gioco funziona: Prince, ad esempio, veniva programmato tantissimo, ma non ebbe grandi vendite in Italia. Negli anni le case discografiche si accorsero dell’influenza di Videomusic, e cominciarono anche a fare pressioni. Ci sono le major, e anche le piccole case discografiche agguerrite, come la Baby Records , quella delle compilation già mixate, Mixage e Bimbomix , quella che contribuì a lanciare l’Italo Disco e le produzioni dei fratelli La Bionda, come i Righeira . Rompe le scatole tutti i giorni a Videomusic per promuovere i loro artisti. Videomusic schiva Al Bano ma accetta Gazebo e il suo I Like Chopin . Ed è un successo mondiale. Anche i Pet Shop Boys , un giorno, diranno di essersi ispirati alla sua Don’t Cry . 

La rivalità con Deejay Television

E poi c’era Claudio Cecchetto . Che era un broadcaster: aveva fondato Radio Deejay e poi Deejay Television , con Kay Rush, Gerry Scotti e Ronnie Henson . E poi Linus . Ma era anche un discografico, perché lanciava i suoi talenti: Sandy Marton, Taffy, Tracy Spencer, Tom Hooker, Sabrina Salerno e poi Jovanotti . Videomusic e Deejay Television erano concorrenti. Non per la loro cultura e neanche per gli orari, perché Videomusic trasmetteva 24 ore al giorno e Deejay Television inizialmente al weekend, poi per un’ora ogni pomeriggio. E neanche per il target: Deejay puntava sui teenager e Videomusic su un pubblico tra 14 e 34 anni. La musica italo disco non era la preferita Videomusic. Su Deejay andava di più, ma Claudio Cecchetto programmava soprattutto le sue produzioni. Se si parlava, invece di Michael Jackson , Billy Idol, Madonna e i Duran Duran , quelli erano trasversali e allora si faceva a gara per trasmetterli per primi. A proposito, il libro di Clive Griffiths ospita un’affettuosa e autoironica testimonianza di Linus, che racconta che “ Videomusic era un po’ una nostra cugina stramba, noi eravamo dei fighetti milanesi, loro molto più sporchi e ruspanti, nel senso buono ”. Per dire, la Ricordi dava i propri video in esclusiva a Deejay, forse perché molto legata a Cecchetto, non solo affettivamente, visto che la sua etichetta Ibiza Records era distribuita dalla Ricordi. La Ricordi nel 1984 voleva dire gli artisti Island distribuiti da loro, come Culture Club e Simple Minds. Ma Videomusic non ha mai trasmesso una produzione di Cecchetto. 

Il caso Via Verdi





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